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Quanto costa il POS? Costi reali e tariffe

Quanto costa il POS? Costi reali e tariffe

Pubblicazione: 1 aprile 2018 • Tempo di lettura: 6 minuti

Essere dotati di un POS non è solo obbligatorio per legge, ma è anche indispensabile per la customer satisfaction (soddisfazione della clientela) e per favorire, per vari motivi, l’andamento positivo della propria attività: accettare pagamenti con la moneta elettronica (carte di credito, bancomat, PostePay, Paypal) è ormai sempre più frequente fra gli esercenti di ogni settore.

Averne uno è semplice: basta stipulare un contratto con una banca o con un fornitore che se ne occupa. Ne esistono di vari tipi, e, con le opportune indicazioni, si può scegliere quello più idoneo alle proprie necessità. Ciò che è meno immediato, invece, è capire effettivamente il costo totale delle varie operazioni che lo interessano (dall’installazione alle commissioni sul transato) e l’impatto che potrebbe avere sul reale guadagno di un esercente.

Quali sono i costi reali del POS

È stato stimato che un POS costa all’esercente 2.000 euro in media all’anno (con punte di 5.400 euro) e che impatta per circa il 2% sul guadagno effettivo di un’attività, mentre i costi complessivi variano notevolmente se si considera che vanno da 460 a 9.180 euro.

Anche se non tutti ne hanno piena consapevolezza (si stima che il 90% degli esercenti non conosce il costo reale del POS che ha installato), la spesa effettiva di un dispositivo è data dalla somma di più voci:

  • acquisto o noleggio del dispositivo: il POS potrebbe essere incluso nel canone oppure venduto separatamente;
  • installazione: riguarda i costi dell’hardware, dell’attribuzione dei codici per abilitare il proprietario all’uso del POS, e del tecnico che deve intervenire a domicilio per l’attivazione del terminale e le relative verifiche di funzionamento. Se la banca o l’azienda lo prevede, l’installazione può avvenire anche da remoto, tagliando questa spesa dalle voci di calcolo del costo del terminale;
  • canone mensile: si tratta della spesa fissa mensile che si deve pagare per il comodato d’uso del POS e/o per i servizi ad esso relativi. In alcuni casi potrebbe essere a costo zero (come nei POS mobile) ma troppo spesso si commette l’errore di valutare quasi solo esclusivamente questo dato, ignorando tutti gli altri; comunque, in linea di massima, il canone mensile ha un costo che va dagli 0 ai 24 euro;
  • commissione fissa sulle transazioni: è il costo fisso che solitamente viene applicato dalla banca per ogni transazione effettuata. Generalmente si tratta di un costo che va da qualche centesimo a qualche euro in base al tipo di carta (credito o debito);
  • commissione percentuale sulle transazioni: è un costo che viene applicato a ogni transazione secondo una percentuale definita nel contratto, quindi legato direttamente all’importo della transazione. Viene fissato dall’ente con cui si sottoscrive il contratto; normalmente varia in base al circuito a cui appartiene la carta (Bancomat, Visa, Mastercard, American Express) e al tipo di carta, personale (consumer) o aziendale (business). Il fatto che vengano previste commissioni in percentuale non significa che non vengano applicate commissioni fisse, e viceversa;
  • sconti su transati elevati: per contratto potrebbe essere applicata una riduzione dei costi delle commissioni se si supera un certo importo di transato annuo. Per esempio, potrebbe essere stabilito che se si superano 100.000 euro di transato, si potrebbe ottenere uno sconto di -0,50% su ogni commissione (è il caso di attività che incassano molto, come supermercati e grandi catene);
  • assistenza tecnica: questa voce è spesso sottovalutata. L’aiuto di tecnici e operatori per l’installazione del POS o per risolvere eventuali problemi derivanti dall’uso non è sempre incluso nel prezzo di installazione o nel canone mensile, ma potrebbe talvolta essere a pagamento.

Le offerte POS sul mercato

Oltre al canone fisso mensile, le voci che incidono di più sul costo del POS sono le commissioni, che, come si è visto poco sopra, possono essere di due tipi, fisse e variabili, e si ritrovano applicate tanto nei POS gestiti dalle banche quanto in quelli mobile da esse svincolate.

Il panorama di offerte attualmente presenti sul mercato, quindi, dipendono da queste e differiscono a seconda delle banche o delle aziende che definiscono i costi e l’eventuale combinazione fra le due. Nel dettaglio, la scelta per un esercente può ricadere essenzialmente su quattro tipologie di offerte, che spiegheremo nel dettaglio anche avvalendoci dello stesso esempio per tutte: un esercente ha un incasso POS annuo di 30.000 euro, raggiunto in 1000 transazioni.

Commissione solo in percentuale

Come si è già detto, il costo è determinato dall’importo delle transazioni. In questo caso è più semplice calcolare l’impatto sul guadagno perché basta applicare la percentuale all’intero incasso annuale per mezzo POS.

Preso il nostro caso, se la percentuale applicata è pari a 1,50% su ogni transazione, le spese di commissione si calcolano moltiplicando l’incasso per il valore percentuale: 30.000 x 0,015; il risultato, 450, è la spesa totale.

Commissione percentuale + commissione fissa

È un’offerta determinata dalla contemporanea applicazione di entrambi i tipi di commissione. Solitamente, rispetto alla precedente, ha una commissione percentuale più bassa che viene, però, compensata da una spesa fissa per ogni transazione (i costi medi sono di 1,95% per POS tradizionale più 0,29 euro per ogni transazione e 1,79% più 0,21 euro per i POS mobile).

Per esempio, per contratto potrebbe essere applicata una percentuale di 0,90% più una commissione fissa di 0,90 euro su ogni transazione. A differenza del caso precedente, qui le spese sono legate anche al numero delle transazioni. Se i 30.000 euro vengono raggiunti con 1.000 transazioni, la spesa fissa ammonta a 900 euro (0,90 x 1000) alla quale si aggiungono 270 euro di spese in percentuale (30.000 x 0,009), per un totale di 1.170 euro. Se invece l’incasso è ottenuto da poche vendite corpose, come nel caso di un mobilificio, il prezzo della spesa fissa cadrà vertiginosamente. Per semplicità di calcolo, poniamo il caso che l’incasso sia dato da 6 transazioni di 5.000 euro l’una: la spesa fissa sarà di sole 5,40 euro (0,90 x 6) che andrà ad aggiungersi ai 270 euro, per un totale di 275,40 euro, ben lontano dai 1.170 euro di partenza!

Commissione solo fissa

Come già detto precedentemente, è un costo fisso che viene applicato su ogni transazione. L’impatto sul costo totale del POS dipende esclusivamente dal numero delle transazioni.

Se consideriamo l’esempio sopra riportato dei 30.000 euro in 1.000 transazioni a una commissione fissa di 2 euro per transazione, la spesa sarà molto elevata, mentre se si effettuano 6 transazioni più sostanziose per arrivare alla stessa cifra, sarà notevolmente bassa: nel primo caso la somma sarà di 2.000 euro (1.000 x 2), mentre nel secondo solo di 12 euro (6 x 2).

Commissione percentuale con minimo obbligatorio

Si tratta di applicare una percentuale su ogni transazione ma la commissione deve raggiungere un minimo stabilito per contratto.

In questo caso per calcolare la spesa esatta bisogna sapere a quanto ammonta ogni singola transazione perché nel caso di piccole transazioni dovrà comunque essere pagato il minimo definito, altrimenti il costo della commissione sarà calcolato con la percentuale.

Per comprendere meglio facciamo due esempi.

Una banca applica una percentuale di 1,50% e un minimo di 2 euro. Se si effettua una transazione di 10 euro, il costo della commissione è di 0,15 euro (10 x 0,015): poiché il costo è minore del minimo stabilito, si dovranno pagare comunque i 2 euro previsti.

Se invece la transazione è di 1.000 euro, il costo della commissione è di 15 euro (1000 x 0,015): in questo caso, poiché la spesa sul transato supera i 2 euro pattuiti, il costo della commissione rimane fisso a 15 euro.

Ne consegue che per conoscere l’effettivo costo di questa offerta è necessario calcolare ogni singola transazione.

Commissioni fisse e variabili: l’impatto sui micropagamenti

Come è facile capire dagli esempi sopra riportati, le offerte che hanno una parte fissa impattano notevolmente sui micropagamenti, cioè su quei pagamenti inferiori a 5 euro.

Un esempio chiarirà ulteriormente le idee.

Se un barista installa un POS senza prestare molta attenzione alle commissioni, potrebbe ritrovarsi spiacevoli sorprese. Poniamo il caso che l’offerta abbia un costo fisso di 0,50 euro a transazione e che i clienti paghino la colazione o soltanto un semplice caffè con una carta. Le conseguenze sarebbero disastrose per l’esercente, che si ritroverebbe a pagare dei costi molto elevati su singoli incassi anche molto piccoli.

Alla luce di quanto è stato detto finora è necessario che ogni aspetto dell’offerta sia chiaro, trasparente e semplice da gestire: avere sotto controllo i costi del dispositivo POS installato o da installare e la consapevolezza di una decisione sono aspetti importanti per evitare problemi anche molto seri e permettono di trarre realmente benefici per la propria attività.

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